Il deserto peruviano – la costa

In questi primi giorni di tour stiamo visitando le città ubicate lungo la costa del Perù, a partire dalla capitale Lima, grandissima, affollata e caotica come ci si aspetterebbe, per continuare con la regione di Ica che include centri come Paracas e Nasca.
Capitale a parte, sono tutti piccoli centri (pensate che Nasca, pur essendo una delle più turistiche città peruviane, è così piccola che non ha nemmeno mezzi pubblici) in cui la gente vive una vita modesta, qualche botteghina qui e lì, abitazioni basse e semplici e molto sviluppo collegato al turismo. Tuttavia, tutti questi centri sono accomunati più che altro da un aspetto che ci ha colpito moltissimo: il deserto.
Infatti, la costa peruviana, ovvero quella sottilissima striscia di terreno schiacciata tra l’Oceano Pacifico burrascoso (di ‘pacifico’ non ha niente) e l’altissima catena montuosa delle Ande (che ti fa sentire piccolo piccolo) è praticamente completamente desertica a causa dell’assenza quasi totale di piogge (a Nazca piove 0,2mm di acqua all’anno).


Come facevano e come fanno le popolazioni quindi a sopravvivere? Beh oggi l’irrigazione artificiale aiuta molto ma fino a non molti decenni fa la popolazione sopravviveva sfruttando i mesi dell’anno in cui dalle montagne scorrevano a mare i corsi d’acqua creati dalle forti piogge estive presenti ad alta quota (non neve, a causa della latitudine la neve in Perù si vede solo oltre i 5200 metri slm). Questo però implicava che solo piccole zone venivano fruttate ed il resto veniva lasciato al deserto. E noi abbiamo visto deserto di ogni tipo…dalle dune colorate dai minerali del parco nazionale di Paracas…alle enormi dune sabbiose poste tutte intorno alla città e alla piccola oasi di Ica…al deserto di sassi di Nazca (sul quale sono state tracciate le linee, vedi post precedente, e che è sovrastato da una enorme duna di sabbia di più di 2000mt!).

 

 


Ma quello che forse è ancora più particolare è che questi deserti non hanno un clima veramente secco. Quello che succede, infatti, è che il calore del sole equatoriale scalda l’oceano pacifico (che nella zona è molto freddo a causa della corrente proveniente dall’antartide) generando delle nebbie e pioggerelline sottili (chiamate garua) presenti per gran parte della giornata e che scompaiono subito appena si sale un pochino di quota (Nazca, per esempio, che è 500mt slm, nel pomeriggio, rivede il sole tipico del deserto).


Sapete quando i peruviani dicono che il cielo sia limpido sulla costa? Subito dopo un sisma…e qui purtroppo ce ne sono parecchi…ma questa è un’altra storia che vi racconteremo più avanti.
Noi, per ora, preferiamo tenerci la nebbia ed evitare traballamenti improvvisi 😛

 

Bobi

Il Fuji e nulla più… anzi neppure il Fuji!

Sapevamo che doveva arrivare…ed è arrivato…il post più triste dell’intero viaggione 🙁
Intendiamoci…niente di imprevedibile…solo…una combinazione di fattori che lo hanno reso in effetti il post più deprimente.

Perchè mai questo post si è meritato un titolo così impietoso?
Forse perchè parla del nostro ultimo giorno di viaggio di nozze?
Perchè ormai le jeux sont faint et rien ne vas plus?
Perchè il tempo quando sei in vacanza passa veloce ma quando sei in viaggio con la tua anima gemella alla scoperta di posti così meravigliosi vola proprio via come una scheggia?
Si, sicuramente una buona dose di tristezza è legata a tutto ciò.

Tuttavia, c’è un altro aspetto chiave della giornata di oggi: ebbene sì…dopo 30 giorni di fortuna meteorologica…oggi il cattivo tempo ci ha proprio rotto…le uova nel paniere 😛
Dovevamo concludere con la gita a vedere il bellissimo monte Fuji e invece…niente…niente di niente…le nuvole basse e una fastidiosa pioggerellina intermittente non ci hanno permesso di vedere nemmeno per un istante la montagna simbolo del Giappone 🙁
Sarà perchè il fato ci vuole dire che un pochina di sfortuna capita anche a noi? Sarà perchè così ci siamo resi conto di quanto fortunati siamo stati fin’ora e l’abbiamo apprezzato appieno? O sarà perchè il Giappone vuole chiederci di tornare per vedere ancora questa e le molte altre meraviglie che ha da offrire?
Ovviamente non ci siamo fatti buttare giù e ci siamo impegnati molto…siamo addirittura saliti con la funivia sperando di poter scorgere qualcosa ma…con scarsi risultati 😛

Tuttavia, ci siamo ripresi subito nel tardo pomeriggio, appena tornati a Tokyo, con un ultimo (sigh) giro per il quartiere dei locali notturni (Shinjuku) e ci siamo consolati con un tradizionalissimo ramen per salutare con un grande arrivederci questo magico paese.

Sayonara e Domo Arigato Giappone!
I Bobi… o meglio i Saru-Bobi